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Se c'è una cosa in cui mi sento molto italiana (non è che succeda spesso, di questi tempi) è la mia idea del pasto come momento di scambio, di amore, di convivialità.
Prova ancora. E guarda un po' chi va a scrivere il più bell'albo illustrato per bambini su questo tema: una francese (la Gioconda non vi bastava, eh?).






Ma che importa: Una zuppa di sasso è talmente bello che potrei quasi smettere di prendere in giro i francesi per quella faccenda del bidet. Mi è piaciuto così tanto che ho voluto accostarlo a un'altra delle mie passioni: quella per i giochi da tavolo.

Ma andiamo con ordine.
Una zuppa di sasso racconta la storia di un lupo che una sera bussa alla porta di una gallina. Potete immaginare le sue intenzioni, vero? E invece no: il lupo vuole soltanto cucinare insieme a lei una zuppa di sasso.



La gallina, che nelle zuppe è abituata a metterci il sedano, chiede se può aggiungerlo, e il lupo acconsente.
Pian piano, si avvicinano altri animali (un maiale, un cane, un cavallo...), preoccupati perché hanno visto il lupo entrare nella casa della gallina. Tutti finiscono coinvolti nella preparazione di questa grande cena: ognuno porta il proprio ingrediente preferito, così la zuppa, che inizialmente doveva essere di solo sasso, prende man mano tutti i sapori dei diversi personaggi che hanno contribuito a crearla.
E tutti cenano allegramente, godendosi il pasto che hanno preparato insieme, chiacchierando e scoprendo quanto è bello passare il tempo tra amici.

Poi il lupo se ne va. Tornerà? Probabilmente no, dice il libro, e l'ultima immagine ci svela il perché: ci sono sempre nuovi personaggi a cui insegnare le sue ricette; quella della zuppa, e quella di una perfetta serata in compagnia.

Quello che ho amato di questo libro, oltre al tema, è stato il modo di affrontarlo, perfetto per i bambini (il gradimento del Piccolo T lo conferma).
La "morale" sarebbe potuta essere più esplicita, o raccontata in modo didascalico, con pedanteria, invece emerge da sola da una storia curiosa, con protagonisti che fanno sempre breccia nel cuore e nella fantasia (gli animali, e soprattutto il lupo), simpatici equivoci (la gallina che si spaventa quando il lupo le chiede una pentola) e gesti semplici, che rendono la narrazione alla portata di tutti.

Insomma, volevo che di questo libro, preso in prestito in biblioteca, ci restasse qualcosa in più di un bel ricordo, e così ho inventato

il gioco della zuppa di sasso.

 

Anzi, per l'esattezza di giochi ne ho inventati due. Perché se di primo acchito mi è venuta in mente una dinamica tradizionale, poi ho pensato che, visto il libro a cui era ispirato, sarebbe stato più corretto creare un gioco cooperativo (se non sapete di cosa si tratta, ci arriviamo più tardi).

In ogni caso, in questo pdf stampabile li trovate tutti e due, così potrete decidere quale preferite.


Il pdf stampabile contiene:
  • la plancia di gioco
  • 21 tessere ingredienti, ovvero 3 set completi dei 7 ingredienti (sasso, acqua, porro, cavolo, rapa, zucchina, sedano)
  • 7 tessere-ore
  • 2 pentole
  • il quadrante di un orologio
  • 2 segnalini (lupo e gallina).
Costruire il gioco è semplice; dopo aver stampato tutto dovrete solo:
  • incollare i vari pezzi su cartoncino e ritagliarli,
  • eventualmente, prima di ritagliarli, "plastificarli" ricoprendoli con del nastro adesivo trasparente alto,
  • completare l'orologio aggiungendo una sola lancetta di cartoncino da fermare al centro con un fermacampioni,
  • procurarvi un dado da gioco. 

GIOCO TRADIZIONALE

Per due persone.
Si usano tutte le tessere ingrediente, ma non l'orologio e le tessere-ore.  Le tessere vanno distribuite, coperte e in modo casuale, sulle caselle della plancia di gioco.
Ogni giocatore ha una pentola con le sette caselle da riempire.



I giocatori posizionano i propri segnalini sulla casella "partenza". A turno tirano il dado e muovono il proprio segnalino nella direzione desiderata per tante caselle quanti sono i punti del dado.

Sì, si può cambiare direzione a ogni turno (muovendosi ad esempio una volta in senso orario e una volta in senso antiorario).
Sì, si può ripassare ed eventualmente sostare sulla casella "partenza" (su quest'ultimo punto il Piccolo T non era molto convinto, me lo ha chiesto più volte).

Quando si finisce su una casella coperta da una tessera, si gira la tessera:
  • se la tessera contiene un ingrediente che manca, lo si aggiunge nella propria pentola,
  • se la tessera contiene un ingrediente già presente nella propria pentola, lo si lascia, girato stavolta a faccia in su, sulla casella dove lo si è trovato.

Vince chi per primo completa la propria pentola con tutti i sette ingredienti.


GIOCO COOPERATIVO

Prima di tutto: lo sapete cos'è un gioco cooperativo? È un gioco in cui non si gareggia uno contro l'altro, ma tutti insieme per uno scopo comune. O vincono tutti, o perdono tutti. Al di là dell'aspetto educativo della cosa (imparare il senso della cooperazione), non vi sembra perfetto per un libro così?

Per due persone.
Si usano due set da sette tessere ingrediente (dovranno esserci due ingredienti per ogni tipo) più le tessere-ore, ma una sola pentola.  Le tessere vanno sempre distribuite, coperte e in modo casuale, sulle caselle della plancia di gioco.
L'orologio va puntato sulle 12 (mezzogiorno).


Scopo del gioco è finire di preparare la zuppa prima che arrivi mezzanotte, per avere il tempo di mangiarla in compagnia prima di tornare a casa.

Ogni giocatore a turno lancia il dado e muove il suo segnalino come nel gioco precedente (spostandosi di tante caselle quanti sono i punti del dado, scegliendo a ogni turno la direzione preferita, passando se necessario anche sulla casella "partenza").

Quando si finisce su una casella coperta da una tessera, si gira la tessera:
  • se la tessera contiene un ingrediente che manca, lo si aggiunge alla pentola,
  • se la tessera contiene un ingrediente già presente nella pentola, si scarta la tessera.
  • se la tessera contiene un numero e il segno dell'orologio, di manda avanti l'orologio di tante ore quante ne indica il numero.
Si vince se si riescono a raccogliere tutti gli ingredienti della zuppa di sasso prima che l'orologio torni sulle 12.

Il Piccolo T, amante delle sfide (soprattutto quando le vince lui!), preferiva inizialmente la versione tradizionale, ma provandolo più volte, si è appassionato anche al gioco cooperativo.

Mi ha solo imposto una modifica:
"Mamma, e l'acqua?"
Già: io avevo omesso l'acqua (e avevo aggiunto, come vedete dalle foto, una patata, che nel libro non c'è, ma in una zuppa ci sta sempre bene).
"Non si può fare la zuppa senza acqua! La aggiungi, mamma?"
Ha ragione lui: la trovate nel pdf.



Il Piccolo T non ha mai avuto una giostrina per il lettino. Non che gli servisse, dato che si addormentava solo addosso a me, e nel lettino ci finiva solo dopo aver raggiunto la completa incoscienza.
Chiamatelo ottimismo, quindi (anzi, no, chiamatela follia), quella cosa che mi ha spinto a creare una giostrina per il lettino del Piccolo D. Nella mia mente evidentemente deviata dagli ormoni della gravidanza, lo avrei messo a nanna azionando il carillon e recitandogli delle filastrocche.



Ebbene, il Piccolo D non si addormenta in braccio come il Piccolo T, no: lui si addormenta direttamente nel lettone.
Di tutta questa meravigliosa e idilliaca scena che mi ero immaginata, l'unica cosa che resta valida sono, naturalmente, le filastrocche, che gli leggo però di giorno, nei suoi meravigliosi momenti di veglia tranquilla.

Uno dei "nostri" preferiti è Ninna nanna ninna mamma di Antonella Abbatiello, ed. Fatatrac.
Ha figure nette e ben definite, una per pagina, con colori allegri e contorni decisi, adatte anche ai bimbi piccoli, e le rime hanno un ritmo cadenzato, perfetto per catturare l'attenzione.
 

Il testo è giocoso e fantasioso. Parole e immagini alternano inni alla fantasia (il pesce con gli occhiali, la "fata tonda come una patata") a strizzatine d'occhio alla mamma che legge ("dormi almeno un pochettino"!).
È un libro adatto ad essere letto anche a bimbi più grandicelli, ma è fatto per essere sfogliato dalle mani di mamma (non è cartonato ma ha pagine sottili).

Lo leggo al Piccolo D, tre mesi, che tengo appoggiato sulle mie gambe piegate: rannicchiandomi con i piedi sul divano riesco a tenerlo di fronte a me, con gambe e culetto sulla mia pancia e la testolina poggiata sulle mie ginocchia, in modo che veda le figure, sì, ma anche il mio viso, che per i neonati resta l'immagine più importante.
E se è vero che ogni tanto si addormenta ascoltando, la maggior parte delle volte mi guarda e sorride; il che, alla fine, è una conquista ancora più bella.

Comunque, se siete neomamme o quasi-mamme ancora piene di ottimismo, o se i vostri figli appartengono alla rarissima specie di "bimbi-che-si-addormentano-nel-lettino", ecco come ho costruito la nostra

giostrina in bianco e nero.


Perché in bianco e nero? Perché prima che all'estetica ho voluto badare alla funzionalità. Volevo che fosse uno stimolo per il Piccolo D fin dai primi mesi, quando i neonati distinguono bene solo i forti contrasti.
Per lo stesso motivo, cercavo una forma che si potesse vedere bene dal basso, a differenza di tante giostrine che hanno figure visibili più dagli adulti che stanno accanto al lettino che dal bambino a cui dovrebbero essere rivolte. Ecco perché ho pensato a delle girandole orientate verso il basso, peraltro molto sempici da realizzare.

Primo dilemma: come sostenere la giostrina? Dopo giorni e giorni di studi ed elucubrazioni su come costruire un supporto fai da te, sono giunta all'unica soluzione possibile: comprarne uno pronto.
Ho scelto un braccio per giostrina economico ma completo di carillon e di meccanismo a molla per farlo ruotare.
Su Amazon troverete però anche modelli più eleganti in legno, senza o con carillon.

Il sostegno, dunque, è fatto (da qualcun altro). Passiamo alle decorazioni.
Che hanno la caratteristica di starsene appese là in alto, senza che il bambino le tocchi. Via libera quindi al materiale più semplice ed economico che ci sia, anche se non molto resistente: il cartoncino.

Creare le girandole è molto semplice: si inizia ritagliando dei quadrati di cartoncino bianco e nero, di circa 15 cm di lato, e incollandoli tra loro.
Poi, partendo da ogni angolo, si tracciano con un segno di matita sottile le diagonali; su queste diagonali si fa un taglio a partire da ognuno dei quattro angoli, ma senza arrivare fino in fondo (la parte tagliata sarà poco più lunga della metà tra l'angolo e il centro del quadrato).
Si otterranno otto punte: ora basta fare un buchino a una punta sì e una no e uno al centro del quadrato, poi ripiegare le punte bucate una alla volta, in senso orario o antiorario, verso il centro, fermandole con un fermacampioni.


Per la decorazione, ho lasciato due quadrati così com'erano, mentre sugli altri ho disegnato a pennarello, sulla parte bianca, dei motivi geometrici neri: cerchi, righe, pois.
I due quadrati "liberi" li ho ripiegati uno dal lato bianco e uno dal lato nero per creare una variazione.



Infine, ho appeso le girandole al braccio con del filo di lana (dello spago andrà benissimo comunque), ad altezze leggermente sfalsate e... ho riposto la giostrina nell'armadio.
Prima o poi, continuo ad essere ottimista, il Piccolo D la userà.





   
"Mamma, per il mio compleanno voglio invitare Luca, Alessandro e anche Francesco".
La prima volta che il Piccolo T me l'ha detto, ho fatto la classica cosa che prima di diventare madri si giura che non si farà mai: ho risposto "Sì, ok", sperando in realtà che se ne dimenticasse.
Ma alla terza volta ho dovuto scontrarmi con la realtà: mio figlio voleva una festa di compleanno. E con il nuovo arrivato che gli toglieva gran parte delle nostre attenzioni, non era proprio il caso di ignorare la sua richiesta.

Con una casa piccola come la nostra e il Piccolo D di appena un mese, si è deciso: pochissimi invitati e preparativi rapidi, che mi sono bastati, comunque, per organizzare

una festa mostruosa.



Da dove si comincia? Be', il primo ingrediente è senza dubbio

la mostrotorta

Per farla, basta ricoprire una torta qualsiasi (io ho preparato una chiffon cake all'arancia, bagnata con succo d'arancia e farcita con crema all'arancia) con della pasta di zucchero verde.
La pasta di zucchero potete comprarla pronta, si trova anche al supermercato. A parte quella nera, molto difficile da ottenere, io preferisco acquistare solo la bianca e poi colorarla da sola, con coloranti alimentari (ottimi i Wilton): è una soluzione più pratica ed economica.
Se volete cimentarvi nel fai da te, provate invece la ricetta della mia amica Letizia, che prepara dei veri capolavori a ogni compleanno dei suoi bimbi.


La mostrotorta, dunque, l'ho preparata così: ho ricoperto la torta con la pasta di zucchero verde, ho applicato delle macchie verde chiaro, una bocca mostruosa con tre denti bianchi e infine ho preparato gli occhi, ricoprendo delle palline di torta (per farle, utilizzate uno stampo da cake pops oppure, come ho fatto io, degli stampi da minimuffin che poi sagomerete col coltello).
Per fissare gli occhi sulla torta usate dei bastoncini da cake pops. Insomma: non fate come me che per risparmiare ho usato degli stecchini da spiedino che però hanno bucato gli occhi, costringendomi a rattoppare il lavoro.
Lo so, il risultato è molto lontano dalle torte professionali (e non avete visto il retro!), ma sono sempre dell'idea che contino più le cose fatte col cuore che le cose perfette.

Con cosa si accompagna una mostrotorta? Aranciata, acqua o cola che sia, l'importante è servirla in bicchieri speciali, da riconoscere non con un nome scritto a pennarello ma con

i segnamostri.

Percrearli, basta disegnare tanti mostri, uno diverso dall'altro. Fatelo a mano, o al computer, o usate direttamente il mio pdf stampabile.


Ritagliateli e fate scegliere a ogni bimbo il suo preferito, che attaccherete ad un bicchiere col nastro adesivo.


Così ogni bimbo saprà riconoscere il suo bicchiere, anche se non sa leggere.

Oltre a mangiare e bere, mi piaceva l'idea che ci fosse anche un piccolo gioco a tema, e magari un piccolo ricordo della festa, da portare a casa. Così ho pensato a

i mostropalloncini.

Anche in questo caso, il lavoro di preparazione è brevissimo: basta ritagliare da alcuni fogli di cartoncino colorato tanti "pezzi" mostruosi: occhi, bocche, corna e antenne.


Poi prendete tanti palloncini colorati e fate scegliere a ogni bimbo un palloncino e i pezzi di mostro che desidera: li incollerete con del nastro biadesivo per creare un mostropallone personalizzato.


Oltre che un bel momento di gioco, sarà anche un simpatico ricordo da portare a casa.

E quando i bimbi diventano un po' irrequieti (ovvero: quando iniziate a temere per l'incolumità della vostra casa), provate a farli sedere e a coinvolgerli con una bella

lettura mostruosa

Ecco i miei suggerimenti per degli irresistibili titoli a tema:

Il mostro peloso

Rivoluzionario (è la principessina irriverente a salvare il principe) e divertente, con il botta-e-risposta tra la bimba e il mostro, al quale crescono peli dappertutto, catturerà sicuramente i bimbi e li farà ridere a crepapelle.
Alla fine, giocate con loro e sfidateli a imitare i dialoghi in rima ("Io ti mangerò"/"Peli sul popò!").

Volete qualche dettaglio in più? Avevo già parlato di lui e del suo seguito, il ritorno del mostro peloso, in questo post.


Il mostro della buonanotte 

Tra i libri sui mostri, questo è il mio preferito. Ve ne avevo parlato qui.
Racconta il viaggio di un mostro che sta arrivando proprio lì, nella stanza dove state leggendo. Coinvolge i bimbi in prima persona, perché si rivolge direttamente a loro, lasciando il contenuto ambiguo fino alla sorpresa finale: il mostro starà arrivando per mangiarli o...?

PS: È ancora più divertente se anziché una festa di compleanno pomeridiana state facendo un pigiama party.


Ti mangio! 

E questo invece è indiscutibilmente il preferito del Piccolo T.
È l'avventura di due ragazzi, fratello e sorella, alle prese con dei terribili (ma neanche tanto) mostri dai nomi tanto improbabili quanto esilaranti: l'Inghiottone dei boschi, lo Gnammete alato, l'Acchiappone marino...
La struttura è ricorsiva: i bimbi si divertiranno ad anticipare i passaggi, una volta capito il meccanismo.

Vedrete: il "rileggilo ancora!" è assicurato, come già vi avevo raccontato qui.



La festa? È stata un successo. I bimbi felici di giocare ed entusiasti del proprio mostropalloncino, il Piccolo T gasatissimo dall'avere i suoi amici a casa e orgoglioso della sua torta-mostro, anche se...
"Guarda che bella! Una torta a forma di alieno!"
Vabbe'. Almeno gli è piaciuta.



           
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